sabato 4 dicembre 2021

Seguire un'elezione presidenziale, cinquant'anni fa

 

Nel dicembre 1971, come in questi giorni, si parlava dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Terminavano i giorni della presidenza Saragat, il presidente del centro-sinistra, in un'Italia percorsa dalle dimostrazioni e dall'inizio della stagione della violenza politica. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Piuttosto, descrivere com'era diverso seguire quell'elezione.

Era, quella dei primi anni settanta, un'Italia dove la radio e la televisione erano una esclusività RAI, dove l'informazione politica era centellinata e controllata dal partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana. Ma era soprattutto un'informazione che, soprattutto per quanto riguarda la politica interna, era limitata ai comunicati ufficiali e alle dichiarazioni dei leader del momento.

Certamente, c'erano i giornali, delle varie tendenze, c'erano i giornali di partito, c'erano i bollettini ciclostilati dei gruppi e gruppuscoli politici. Chi voleva essere informato lo era. Ma, giustamente, a volte per informarsi ci voleva il suo tempo.

Nel 1971 chi scrive queste righe aveva diciott'anni, frequentava il liceo e, come era comune a quei tempi, era molto interessato alla politica. Leggeva il giornale che papà portava a casa, ascoltava la radio, a volte guardava il telegiornale, leggeva perfino un settimanale politico. Si riteneva informato.

Poi, nel dicembre 1971, il Parlamento in seduta comune iniziò le votazioni. La televisione trasmetteva le lunghissime sedute, gli altrettanti lunghi spogli, ma questo allo studente interessava poco. Comprendeva che prima delle elezioni venivano le trattative, gli incontri, le dichiarazioni più o meno ufficiali, che la televisione di Stato non riportava. Il giornale che papà portava la sera aveva ottime cronache, Vittorio Gorresio ogni giorno vi scriveva articoli che in seguito sarebbero stati considerati una lezione di giornalismo. Ma arrivavano a casa la sera, cioè quando ormai un'altra giornata era trascorsa e quelle cronache erano state superate dagli avvenimenti della nuova giornata. C'erano, è vero, i giornali della sera, ma non era abitudine comprarli, e poi si trattava di giornali dove la cronaca, meglio se nera, aveva sempre la prevalenza sulla politica.

Lo studente diciottenne però aveva una risorsa che nel 1971 aveva ancora una sua frequenza d'uso, una vecchia radio a valvole. E tutte le sere, alle sette e un quarto, si sintonizzava sulla frequenza di Monteceneri, così diceva la scala parlante, cioè la radio della Svizzera Italiana che trasmetteva da Lugano. A quell'ora il radiogiornale apriva immancabilmente con le notizie da Roma, un corrispondente, che poi era un giornalista italiano la sui firma appariva su un quotidiano nazionale, dava conto degli avvenimenti della giornata, soprattutto di ciò che la RAI non riportava.

Ancora qualche anno e, nell'estate del 1975, la Corte Costituzionale avrebbe sancito la nascita delle radio private in ambito locale. In poco tempo le notizie avrebbero inondato gli italiani, e ascoltare una radio straniera per sapere cosa succedeva da noi non sarebbe più stato necessario.

(Nella foto, l'antenna della Radio della Svizzera Italiana negli anni Ottanta, a Cima di Dentro, sopra Monteceneri. Nel 1971 però la radio trasmetteva ancora dal vecchio impianto, di cui non sono state trovate foto).


martedì 5 gennaio 2021

Tre articoli

Pubblichiamo tre articoli su un avvenimento rapallese del 1908. I primi due sono del Lavoro di Genova, del 13 e 14 aprile 1908 (subito dopo le vicende rapallesi), il terzo del Mare del 1929.







venerdì 1 gennaio 2021

Quando i tunisini eravamo noi

 Dal Mare della primavera del 1930 un interessante articolo sull'emigrazione clandestina da Rapallo



Elenco Telefonico

 Dal Mare di novant'anni fa un elenco telefonico di Rapallo



domenica 14 ottobre 2018

I segni della guerra.

Sabato 13 ottobre si è aperta a Rapallo la mostra "I segni della guerra" organizzata dal comune, dedicata al centenario della fine della Prima Guerra Mondiale.
La sezione di Rapallo dell'Anmig ha partecipato attivamente alla mostra, con oltre venti documenti e oggetti che raccontano la sua nascita, nel 1921, e le sue prime attività. In particolare è stata esposta la prima bandiera sociale, del 1923, restaurata per l'occasione con il contributo del comune, e sono state esposte le schede degli invalidi e mutilati rapallesi della Grande Guerra. Le schede sono anche state digitalizzate e sono consultabili digitalmente sul sito:

https://archimera.comune.rapallo.ge.it/wp/

Per una rassegna fotografica della mostra



martedì 22 maggio 2018

Un'inondazione del 1822

Abbiamo trovato altri documenti sulla costruzione dell'Aurelia. A Levante vennero parzialmente demolite alcune case. Leggiamo in una lettera del 1822: “Il Supplicante Giovanni Battista Peirano fa parte dei disgraziati danificati nel paese di Rapallo a causa della strada carettiera che passa in essa, avendo una casa di due piani e fondi nel luogo detto Pozarello (dovrebbe essere presso la spiaggia delle Clarisse), che resta a fianco mediante un piccolo vico di quella del signor Pietro Battista Molfino della quale viene obligato a tagliare la muraglia di fronte nonostante che senza un tale demolimento vi siano da Levante palmi ventisette di strada netta di ogni impedimento e più palmi trenta a Ponente dove ha tagliato il fabricato del detto signor Molfino”.
Il Peirano sosteneva che la sua casa veniva danneggiata per risparmiare “un canto” del Molfino che già doveva essere demolito; per evitarlo la strada ha fatto una curva, scriveva, per la quale ora si deve danneggiare la sua casa. Chiedeva in sostanza che non facessero la curva e tagliassero l'angolo del Molfino.
Abbiamo anche una risposta, non firmata, nella quale apprendiamo che il Peirano si sbagliava, ma soprattutto che la casa del Molfino si trovava “secondo una nuova linea retta che va dal nuovo angolo occidentale del predetto edifizio Molfino all'estremità orientale del giardino appartenente al signor Raffo, il quale deve anche esso abbattere e rifarne il muro.”
Troviamo anche una lettera di Gio Batta Molfino (che dal tenore e dal nome non è il Molfino precedente), che scrive di essere “da quasi un anno spogliato di una casa di tre appartamenti avendo dovuto demolirla in brevissimo termine per ordine dell'autorità locale “restando ora senza un posto dove abitare e senza la rendita degli affitti delle case locate”. Chiedeva pertanto un anticipo di indennizzo. Sarà stata la casa dell'attuale piazza Cavour?
Anche le suore Clarisse non erano contente: in una istanza si lamentavano che “la nuova strada carrozzabile che attraversa il luogo di Rapallo porta via quella porzione del loro fabbricato che contiene il loro refettorio, la cucina e altri luoghi che sono necessari … alla loro Comunità”. Era pertanto necessario ricostruirli, ma al momento non avevano i soldi necessari, chiedevano quindi di avere un anticipo sugli indennizzi, appena saranno disponibili.

Ma ritorniamo al Boate e ai lavori per la sua sistemazione; evidentemente non erano serviti, perchè il sindaco, il 26 ottobre 1822, alle ore 7 di mattina, scriveva all'Intendente lamentando “lo stato attuale in cui trovasi questa città inondata lungo la sua estensione … fino alla battigia” , i dubbi sui lavori fatti erano fondati. Il 9 novembre successivo il sindaco, Molfino, trasmise all'Intendente la deliberazione della giunta con il progetto dei lavori da fare. Non sappiamo cosa poi venne fatto, le inondazioni sono comunque continuate fino ai nostri giorni.








sabato 5 maggio 2018

La costruzione dell'Aurelia a Rapallo

La costruzione della nuova via Aurelia che percorre la Riviera Ligure di Levante, iniziata durante l'Impero Francese venne poi completata dal governo sardo; per quanto riguarda Rapallo i lavori vennero eseguiti nel biennio 1819-1820. Per la città non furono indolori, come in tutte le opere pubbliche vi furono demolizioni di edifici per fare spazi alla nuova viabilità. Ma fu anche il momento per liberare Rapallo, i campi e l'abitato, dall'incubo alluvioni, con la regimentazione del Boate e del Cereghetta. Di recente all'Archivio di Stato di Genova ho trovato alcuni documenti di quegli anni, che per essere meglio compresi vanno confrontati con la piantina di Rapallo del Vinzoni, della seconda metà del XVIII secolo.
In una lettera al Sottointendente (l'Intendente aveva un titolo equivalente al Prefetto) dell'agosto 1818, il sindaco Agrifoglio chiedeva che i progetti, realizzati nei decenni precedenti per la regimentazione dei torrenti, e che in Comune non si trovavano fossero cercati e restituiti al Comune, in quanto sarebbero serviti al progettista della strada. Scriveva infatti che secondo le aspettative la “strada carrozzabile” avrebbe attraversato i torrenti Boate e Cereghetta (che nella pianta del Vinzoni scende fin quasi al mare), “i quali hanno già per più volte dannificato i terreni adiacenti, ed inondato il paese medesimo con i debordamenti”. Vennero fatti piani, scriveva Agiroffo, e al tempo del governo Francese tutto venne portato a Chiavari (che era sede del Dipartimento degli Appennini). Per cui ora chiedeva al Sottointendente di far eseguire tutte le ricerche per ritrovare i documenti “concernenti il Boate e Cereghetta di questo comune”.
Quando nel 1819 la strada arrivò a Rapallo, sul Boate non venne costruito un ponte ma un semplice guado, che dava problemi, se a settembre il sindaco scriveva che “ancor oggi sul mezzogiorno, e sono giorni di tempo buono, una carrozza è rimasta in mezzo al fango sino all'asse delle ruote”. Il lavoro per riparare la strada è gravoso, continuava il Sindaco, e il comune da solo non ce la può fare.
E veniamo alle demolizioni. Una delle case abbattute si trovava nell'attuale Piazza Garibaldi. Se si osserva la pianta del Vinzoni si vede una casa rettangolare in mezzo alla piazza, nella parte più ampia (di fronte alla pasticceria Canepa, per intendersi). La casa apparteneva a un certo Canezza, ed era affittata. C'è varia corrispondenza tra il comune e il Sottointendente, riguardo la cifra dell'indennità da dare al proprietario. C'è una lettera, sempre del sindaco Agrifoglio, del settembre 1820, nella quale quest'ultimo si dissocia dal prezzo stabilito, che era stato calcolato in base al valore degli affitti.
In un'altra lettera il sindaco si lamenta delle varie demolizioni subite dalla città. Anche se non se ne trova traccia nei documenti, dall'esame della pianta vinzoniana probabilmente un'altra casa venne abbattuta all'entrata a ponente dell'attuale piazza Cavour, e la parte centrale dell'attuale via Mazzini, lato nord, pare abbia dei portici, di cui non c'è memoria storica.
Nel 1819 Vittorio Emanuele I venne a visitare la Riviera di Levante. Fino a Rapallo venne in carrozza, poi proseguì a cavallo, segno che oltre non continuava, fino alla Spezia, ritornando su una feluca.
In un'altra lettera del 1820 si trova la spesa occorsa per la “nuova inalveazione ed arginatura di questo torrente Boate”, che ammontava a lire 4.000, che, a quanto parrebbe dal contenuto, venne suddiviso tra i proprietari cittadini.